Sant’Antoni del purcel…..
Sant’ Antoni del purcel…
Che’l sunava ul campanell
Ul campanel al se rumpu
Sant’Antoni se scundù
se scundù de drèe a una porta
Gh’era là una dòna morta
La dòna morta l’ha sguagnì
Sant’Antoni el s’è strimii
El se strimii in una tal manera
Che tucc i ann ghe fan la fera”.
In quanti ricordano questa filastrocca, che prova quanto questo Santo faccia parte della devozione popolare anche nel comasco. Eppure sant’Antonio Abate è nato e vissuto ( pare fino a 105 anni!) in Egitto, dal 251 al 356 d.C.
Egli visse per 20 lunghissimi anni sul monte Pispi presso il Mar Rosso iniziando quel Monachesimo cristiano che tanto importante fu per la fede e per la società per i secoli successivi.
Il termine monaco in greco ha proprio il significato di solitario e in questa incredibile capacità di condurre la sua esistenza in completa solitudine dedicò l’intera vita all’ascetismo, alla contemplazione e alla preghiera, ma anche al sostegno dei malati.
Per questo alla sua morte venne venerato quale protettore dalle epidemie sia degli uomini sia degli animali
Lo ritroviamo raffigurato in dipinti e statue in tutta l’Europa, sotto le sembianze di un vecchio canuto con un bastone dotato di campanello ( simbolo dei Cavalieri ospedalieri) e accompagnato da un maiale.( forse simboleggiante il demonio che lo tentava continuamente nel deserto)
Il maiale serviva nel medioevo agli Ospedalierii sia per ricavare unguenti per la pelle piagata dalle epidemie, sia per fornire una alimentazione più ricca di proteine ai malati.
Nelle strade medioevali il maiale degli Ospedalieri girava indisturbato ed era considerato un gravissimo peccato rubarlo: il Santo in persona avrebbe decretato punizioni terribili!
Questo santo è invocato ( come il suo omonimo da Padova) per ritrovare gli oggetti smarriti:
“Sant’Antoni dalla barba bianca famm trua’ quel che ma manca, Sant’Antoni dul purscel fam truva’ propri quel “(Sant’Antonio dalla barba bianca fammi trovare quello che mi manca, Sant’Antonio del porcello fammi trovare proprio quello).
e anche dalle ragazze in cerca di marito!
Fino a non molti anni fa i contadini portavano sui sagrati delle chiese per la benedizione uno o più dei loro animali, e sulle porte delle stalle spiccava l’immagine del santo. Negli anni sessanta venne introdotta la benedizione delle auto e , in carenza di animali da allevamento e di vecchi contadini, si cominciò a chiedere la benedizione degli animali da compagnia ( cani, gatti, tartarughe, ecc).
A Como era tradizione per la sera di sant’Antonio accendere un grande falò alla riva , cioè davanti al molo di sant’Agostino., anticipando di qualche giorno i roghi delle varie Giubiane e Genè, ma questa è un’altra storia di cui parlare fra quanche giorno….
Comunque sia una benedizione non fa mai male!
Domenica 15 gennaio dopo la santa Messa delle ore 11 verrà impartita la benedizione delle auto ( e anche degli autisti) e degli animali.