Un saluto dall’Uganda

Il nostro concittadino Padre Giuseppe, per gli amici africani Larem, ci manda gli auguri ed  il racconto dell’incontro con Papa Francesco nella sua amata Uganda :

 

 

 

Carissimi,

ho tardato a scrivervi per gli Auguri Natalizi perché ho voluto attendere la venuta del Santo Padre in Uganda, per poi condividermi la mia straordinaria esperienza che ho avuto, tanto desiderata quanto inattesa. Leggendo il programma del Papa in Uganda era così congestionato da tanti incontri che avevo perso ogni speranza di poterlo incontrare faccia a faccia anche solo per un minuto e farmi benedire da Lui, vero “Buon Pastore”. La Nunziatura è a pochi metri della casa provinciale dei Comboniani e in diverse occasioni siamo stati richiesti di ospitare personale del Vaticano che venivano ad organizzare la visita del Santo Padre.

Ma nella nostra vita nulla capita a caso, c’ è qualcuno che pianifica tutto. E così anche per me personalmente, tutto fu predisposto perché potessi trovarmi di fronte al Papa ben due volte. Il primo incontro fu molto familiare. Le suore messicane della Nunziatura il 27 Novembre le incontrai quanto portai per il Papa del riso italiano carnaroli, del gelato al limone e due belle torte all’ananas. E lì in nunziatura mi fu chiesto se potevo il 28 mattina celebrare la Messa in Nunziatura perché le suore ed il personale di servizio non avrebbero potuto partecipare alle celebrazioni al Santuario dei Martiri Ugandesi a Namugongo. Alle 8,00 am. Salii alla Nunziatura e con mia grande sorpresa trovai il Papa che stava uscendo per partire per Namugongo col suo entourage. Con Lui c’erano le suore e altre persone. Mi avvicinai e mi trovai solo con Lui. Gli dissi: “Santo Padre, grazie degli esempi che ci dà del Buon Pastore. Benedica me e tutte quelle persone che porto in cuore!” Mi guardò e mi disse: “Lei Padre preghi per me perché sono un peccatore, e gli risposi, ma no Santo Padre, io sono un peccatore più grande di Lei”! Allora disse ad una suora: “Fatemi una foto col padre!” Le foto sono bellissime e vele mando come allegati. Non vi posso esprimere la mia commozione, la mia gioia, pensando che nella mia vita dopo 52 anni di ordinazione un grazia così grande non potevo prevederla. Pensandoci su mi sono chiesto ma cosa ho mai fatto nella mia vita per meritare un incontro col Signore in terra così personale e familiare? La seconda volta l’ho incontrato domenica mattina 29 Nov. Con un gruppo di comboniani. Questa però fu ufficiale e bella ma con tanta gente. I fotografi della sala stampa ci fecero delle foto uno alla volta e poi in gruppo. Le avremo per Natale. Qui dove siamo a Mbuya Hill da un mese siamo stati circondati da poliziotti e soldati per la sicurezza. I giorni in cui il Papa era qui a Mbuya poi hanno bloccato tutte le strade attorno alla collina e per poter uscire fu un gran problema… documenti, tutti avevamo il “Pass” e le macchine dovevano essere registrate dalla polizia stradale. Un caos veramente perché Padri che dovevano venire per le funzioni del Papa, se non erano registrati erano respinti. Domenica mattina però, partito il Papa, tutte ritornò alla normalità.

Un catechista da Gulu venne a Kampala a piedi impiegando 5 giorni. Al Santuario di Namugongo tutte le migliaia di pellegrini dovettero dormire per le strade perché l’accesso al santuario era chiuso, e solo alle sei e trenta del 28 Nov. Poterono iniziare ad entrare. Il 28 Nov tutte le strade per Namugondo furono chiuse e i pellegrini che non avevano passato la notte nei dintorni, dovettero fare a piedi 5 Km. Riflettendo all’accoglienza che tutti diedero al Papa, alla partecipazione di tutti, iniziando dalle strade, per me, è un segno dei frutti di fede che ci lasciarono questi 24 giovani, alcuni bruciati vivi, altri uccisi a lanciate nel giro di trent’anni. Possiamo dire altrettanto anche dei missionari uccisi dal 1970 al 2003. Al Santo Padre il nostro Provinciale domenica mattina presentò un quadretto con le foto dei 12 comboniani uccisi al nord del paese. Avrei potuto benissimo essere anch’io uno di loro, però il Signore mi chiamò ad un altro tipo di testimonianza. Spesso rimango stupefatto incontrando persone che mi sono diventate di esempio di Fede straordinaria. Tanti missionari hanno seminato, noi raccogliamo i frutti. Per la Fede bisogna essere disposti a pagare un prezzo… che è la sofferenza. Incontrando tempo fa un gesuita mio amico spirituale mi disse che alla mia età devo cantare ogni giorno il “Magnificat” per tanti doni che il Signore mi ha elargito, ma non perché io sono migliore di altri ma per la misericordia che mi ha usato.

L’anno prossimo compirò ottant’anni… non so cosa Dio mi domanderà. Vorrei morire in Africa ed essere seppellito ad Anaka, che fu la missine deve soffrii di più e poi il funerale sarebbe gratis! Al momento qui lontano dagli Acioli, molta gente mi cerca… perché cerca Dio Padre misericordioso. A tutti ripeto che mi sento un povero strumento che deve distribuire speranza e perdono.

Ringrazio tutti voi che mi siete vicini con la vostra amicizia, preghiera ed aiuto. Tutto quello che facciamo per i poveri soprattutto, troveremo il centuplo. A tutti mando i miei più sinceri Auguri di Buon Natale, pieno di Pace, Perdono e Speranza. La benedizione e preghiera che vi assicuro sono frutto della benedizione del Santo Padre.

Non so se riuscirò a tornare in Italia nel 2016. Ne avrei bisogno perché sono pieno di acciacchi. Bisogna che all’inizio dell’anno accosti il Provinciale.

A tutti assicuro la mia preghiera. Con affetto, stima e grande riconoscenza.

Padre Larem Giuseppe Clerici

 

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